Suleimania, 27 giugno 2016: Il primo trapianto di cellule staminali ematopoietiche nel Kurdistan iracheno si è svolto all’ Hiwa Cancer Hospital. Il team che ha svolto il trapianto è composto da specialisti provenienti da tutta Italia e da medici e infermieri locali, tutti coordinati dal direttore scientifico del progetto, il prof. Ignazio Majolino, un noto ematologo di Roma.
Il team ha eseguito un tipo di trapianto detto “autologo”, che consiste nella reinfusione di cellule staminali dello stesso paziente, precedentemente prelevate e criopreservate, cioè congelate a bassissima temperatura. La tecnologia impiegata è stata delle più moderne. Le cellule staminali sono state prelevate dal sangue periferico per mezzo di una sofisticata apparecchiatura robotizzata detta “separatore cellulare”, dopo averle sospinte nella circolazione con dei farmaci che stimolano il loro rilascio. Poi – dopo un trattamento antitumorale a dosi elevate – sono state reinfuse attraverso una vena periferica.
Il primo paziente del programma di Trapianto di Midollo Osseo (TMO) in avvio in Kurdistan è Ahmed, un uomo di 42 anni colpito da una malattia del sangue chiamata mieloma multiplo. Ahmed ha superato il trapianto con successo ed è stato dimesso lo scorso 14 luglio. Le cellule staminali stanno ricomponendo il tessuto midollare del paziente – trattato con alte dosi di chemioterapia – e permetteranno il recupero delle normali conte di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
Il trapianto è stato eseguito nell’ambito del progetto ICU per rispondere all’esigenza di migliorare l’offerta di servizi onco-ematologici nel Kurdistan iracheno. Il progetto, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, mira a sviluppare le competenze del personale dell’Hiwa Hospital di Sulemania per avviare l’attività di TMO e offrire cure adeguate ai malati oncologici presenti nella regione, compresi i rifugiati dalla Siria e gli sfollati iracheni.
Il team di volontari italiani coordinati dal Prof. Majolino sta lavorando fianco a fianco con il personale del Hiwa Hospital che gestirà autonomamente il reparto di TMO una volta terminato il progetto.
«Abbiamo affrontato la realtà di questo paese con una grande esperienza alle spalle, quella che ci deriva da migliaia di trapianti eseguiti in Italia – dice il prof. Majolino – ma soprattutto con la consapevolezza che solo una strategia di “affiancamento” avrebbe portato rapidamente all’avvio del programma. In soli tre mesi abbiamo montato tutto e con l’aiuto della direzione dell’Hiwa abbiamo bruciato le tappe e fatto il primo trapianto: un successo insperato.»
«È la prima volta che si svolgono trapianti simili in Kurdistan, è un grande traguardo per la nostra regione – dichiara il dr. Dana, ematologo clinico del team locale – questo è il risultato della collaborazione dei colleghi italiani che ci affiancano in ogni fase del processo.» Finora, l’Hiwa Hospital doveva far trapiantare i propri pazienti in Iran e in India: «D’ora in poi – conclude il dr. Dana – saremo in grado di curare i pazienti in Kurdistan, è fantastico.»
Fra qualche mese si raggiungerà il traguardo successivo, quello del trapianto da donatore. La strada è ancora lunga e il lavoro da fare è tanto, ma l’obiettivo del trapianto detto “allogenico” è la guarigione della talassemia, una malattia che colpisce una larga parte della popolazione in questa regione.
L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e il progetto ICU